Columbia Records / Epic Records, 2008
Punteggio: 9/10
Di Xénia
Nuovo e controverso doppio album molto atteso degli inglesi JUDAS PRIEST. Mesi fa ci hanno annunciato che il loro nuovo lavoro sarebbe stato un'opera rock concettuale su Michel de Nostredame, un noto profeta francese del XVI secolo. Ebbene, per tutti coloro che stavano aspettando un album sulla falsariga che JUDAS ha sempre seguito, non lo troveranno. "Nostradamus" è pieno di orchestrazioni, canzoni epiche e progressive, dove Halford è il narratore della storia e la musica la esalta.
La polemica che circonda questo album nasce, appunto, da questa evoluzione mai vista prima nella band: da un lato abbiamo gli amanti dell'Heavy Metal made in JUDAS PRIEST che sono rimasti delusi e, dall'altro, quelli che in questo cambiamento hanno trovato il miglior album dell'intera discografia della band. Sono della seconda opinione. È vero che i JUDAS hanno già una reputazione e che anche avendo voluto fare un album su questo argomento, non avrebbero dovuto essere complicati come hanno fatto, il che significa che non solo lo fanno "tutto per soldi" ma cercano anche di escogitare per renderlo un album eccellente.
Il primo album inizia con la strumentale "Dawn of Creation" che lascia il posto a "Prophecy", molto in vena di JUDAS PRIEST e con un ritornello orecchiabile dove viene presentato il protagonista della storia. Sia i titoli scelti per le canzoni che i preludi che accompagnano ciascuno di essi sono perfettamente progettati in modo che l'ascoltatore possa differenziare i diversi passaggi della vita di Nostradamus e le emozioni che ha provato. È seguito da "Awakening" e "Revelations" dove scopre le sue visioni, la paura e il rifiuto che possono creare. Scopriamo qui un nuovo lato vocale di Rob Halford. Non è una novità affermare che non raggiunge più gli acuti di un tempo, né sarebbe normale alla sua età, gli anni fanno sempre il loro pedaggio, ma ha saputo adattarli alla sua condizione fisica e vocale, suonando con le melodie e le armonie della sua voce. È vero che ha abbassato i suoi toni, ma per questo non sono meno buoni dei suoi caratteristici acuti. Ha saputo abbronzare e lavorare il livello dei bassi con grande efficienza, oltre a mostrarci, in rare occasioni, i suoi registri operistici e cenni ai menestrelli del Medioevo.
La storia procede con la stessa struttura: preludio e canzoni, assoli leggendari tra KK Downing e Glen Tipton. Da sottolineare l'inizio di “Pestilence and Plague” che ricorda molto il famoso “The Trooper” degli IRON MAIDEN, con un ritornello cantato in italiano e, soprattutto, il brano “Death” che ricorda i BLACK SABBATH ai tempi di 'Paranoid' con una magnifica introduzione che ci avverte del passare del tempo mentre il battito cardiaco svanisce. Dì anche che la canzone "Lost Love" è un po 'più vicina al kitsch.
Per concludere il primo album, cosa c'è di meglio di una canzone 100% JUDAS PRIEST che, come si fa nelle mezze parti delle tragedie operistiche, mostra l'azione sotto i riflettori per tenerci con il fiato sospeso e continuare a volere di più.
Il secondo album è molto più melodico, senza così tanto heavy metal. Comincia raccontandoci della solitudine dopo aver perso la sua prima moglie e i suoi figli a causa della Morte Nera al ritmo di "Solitude", quanto sia difficile andare in esilio in "Exiled" che, insieme a "Alone", "Visions", " Hope ”e“ New Beginings ”hanno la struttura e le melodie tipiche di un musical tragico, che sarebbe la stessa Rock Opera con brani molto orchestrali, interpretazioni tipiche di tragedie musicali e operistiche e dove il nuovo è più chiaramente notato. L'approccio vocale di Halford, con una performance molto più dinamica. E alla fine della seconda parte di questo magnifico doppio album, ci viene presentata la morte, al ritmo di un'opera. L'inizio di “Nostradamus” ci fa temere il peggio ed è che con quell'inizio con un Robert Halford che usa registri operistici e quell'introduzione così influenzata dalla grandiloquenza delle opere di Wagner, sappiamo che tutto finisce. Questo secondo singolo è quello che meglio definisce l'album: una canzone 100% Heavy Metal accompagnata da orchestrazioni, chitarra tipica 'Painkiiller' e ritornelli orecchiabili e, per finire, un piccolo urlo a cui Halford ci ha così abituati, forse non così tagliente ma era rotto, cosa che non faceva prima. Lo dicono già, quando sono dei geni, lo sono per sempre anche se usano altre formule. Per chiudere l'opera "Future of Mankind" ci dice che il futuro dell'umanità si è rivelato nelle sue visioni e che sarà il tempo a dimostrarlo, rendere omaggio in francese con voce distorta e terminarlo così com'è.
Il tour di presentazione di questo album non è ancora stato, come il gruppo vuole da allora, e sono completamente d'accordo e spero che lo facciano, vorrebbero avere il supporto di una piccola orchestra (è stato registrato tramite campionamento le parti orchestrali) ed eseguire, teatralmente, l'intera opera. È un peccato che un'iniziativa del genere sia molto rischiosa poiché l'album non è stato accettato molto bene da molti dei suoi fan da una vita. Spero che arrivi quel momento, anche se fanno solo 5 o 6 date, sicuramente parteciperei a uno di loro.
Dal mio punto di vista, penso che se invece di aver fatto un doppio album ne avessero fatto uno, avrebbe avuto un impatto migliore. Anche così, e il tempo dirà, quando è uscito "Turbo Lover" non è piaciuto neanche a me e devi solo vedere che ora è uno degli album più acclamati della band ... questo è detto e spero che la stessa cosa accada con "Nostradamus".
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